L’entrata di Gesù in Gerusalemme segna storicamente e liturgicamente l’inizio della settimana di Passione.
Cristo entra nella città di Davide cavalcando un asinello e qui viene acclamato re, allo stesso modo che in antico venivano acclamati i principi del popolo di Israele. Egli è il Figlio di Davide, il Messia. Il suo ingresso nella Città santa avviene secondo quanto annuncia il profeta: “Esulta grandemente figlia di Sion, giubila, figlia di Gerusalemme! Ecco a te viene il tuo re. Egli è giusto e vittorioso, umile, cavalca un asino, sopra un puledro, figlio d’asina” (Zc 9,9). Cristo nella mano sinistra ha un rotolo: “Ecco, io vengo. Sul rotolo del libro di me è scritto che io faccia la tua volontà” (Sal 40,8-9). Egli sta andando a compiere la volontà del Padre; è voltato verso gli Apostoli e dice: “Ecco, noi stiamo salendo a Gerusalemme e il Figlio dell’uomo sarà consegnato ai sommi sacerdoti e agli scribi, che lo condanneranno a morte e lo consegneranno ai pagani perché sia schernito, flagellato e crocifisso; ma il terzo giorno risusciterà” (Mt 20,18-19). Gli Apostoli, in ombra, non comprendono. Davanti a tutti sono Giovanni, il discepolo testimone della Passione, e Pietro, vestito di giallo in segno del suo rinnegamento. Questa veste lo contraddistinguerà sempre e vorrà ricordare anche a noi che possiamo portare i nostri tradimenti, sapendo che potremo essere santi, non appoggiandoci sulle nostre forse, ma sulla parola di Cristo che ci conosce e ci salva.
Tra i personaggi che acclamano Gesù ci sono molti ricchi, che si riconoscono per il loro abbigliamento. Ma solo un bambino, figlio di poveri, mette il mantello sotto la cavalcatura del Signore. I “piccoli” accolgono il Messia. “in verità vi dico: chi non accoglie il regno di Dio come un bambino, non vi entrerà (Lc 18,17). A destra, è situata Gerusalemme con il tempio al centro e sulla roccia, una quercia, simbolo della Chiesa.