Un tempo ogni iconografo-monaco cominciava la sua “arte divina” dipingendo l’icona della Trasfigurazione per imparare che l’icona e’ dipinta non tanto con colori, ma con la “luce taborica” manifestazione dello Spirito Santo.
Dio si comunica all’uomo come luce e come suono. Così si mostrò nell’apparizione sul monte Sinai e così si rivela ora nella Trasfigurazione del suo Figlio, sua Parola finale e definitiva. La luce e’ l’irradiazione di Dio, il dono che Dio fa di tutto se stesso. E’ ciò che nella Scrittura si chiama “vedere faccia a faccia”. La Trasfigurazione e’ la visione di Dio, della SS. Trinità..Cristo appare nello splendore della sua gloria divina, simboleggiata dal candore delle vesti. “E fu trasfigurato davanti a loro; il suo volto brillò come il sole e le sue vesti divennero candide come la luce” (Mt 17,2). La voce del Padre rivela la verità divina e sconvolge gli Apostoli ancora del tutto umani. C’e’ infatti un contrasto tra la pace che avvolge Cristo, Mose’ e Elia e il movimento, in basso, degli Apostoli che cadono dalla cima scoscesa del monte. Pietro, a destra, e’ inginocchiato; Giovanni al centro , cade voltando le spalle alla luce; Giacomo, a sinistra, fugge e cade all’indietro. La Trasfigurazione si può dire che non e’ solo del Signore, ma anche degli Apostoli che, per un istante, “passarono dalla carne allo Spirito”. Ricevettero la grazia di vedere l’umanità di Cristo come un corpo di luce, di contemplare la sua gloria nascosta sotto la “Kenosis”. La Trasfigurazione preannuncia quella che attende tutti i cristiani per opera dello Spirito Santo.
Gesù mostra in sé la natura umana rivestita della bellezza originale.
Elia e Mosè, con in mano le tavole della Legge, rispettivamente alla destra e alla sinistra del Cristo, sono i Profeti che preannunziano la venuta del Messia. Entrambi ebbero la visione di Dio: l’uno sul monte Carmelo, l’altro sul monte Sinai. I loro mantelli hanno forme affilate, “taglienti”, perché quando è proclamata “la Parola di Dio è viva, efficace e più tagliente di ogni spada a doppio taglio; essa penetra fino al punto di divisione dell’anima e dello spirito… e scruta i sentimenti e i pensieri del cuore” (Eb 4,12). Il Cristo, al centro di cerchi concentrici, che rappresentano le sfere dell’universo creato, parla con loro della sua passione gloriosa. La luce che si sprigionò sul monte Tabor è la stessa che si manifesterà nella gloria della sua seconda venuta: la Parusia, definita instaurazione del Regno di Dio. Per questo preparando i suoi discepoli all’importanza dell’avvenimento Cristo dice: “In verità vi dico: vi sono alcuni qui presenti, che non morranno senza aver visto il regno di Dio venire con potenza” (Mc 9,1).
La trasfigurazione di cui Pietro, Giacomo e Giovanni sono i testimoni è una breve apparizione dell’ottavo Giorno, della “Nuova terra” tra noi. Per questo Pietro strabiliato dalla visione, voleva “piantare le tende” e installarsi nella Parusia, nel Regno prima che la storia dell’economia della salvezza giungesse a compimento. Pietro non riceve risposta, perché è solo attraverso la Croce che viene la Risurrezione e il Regno. Cristo si rivela agli Apostoli nello splendore della gloria divina, perché non si scandalizzino della sua Passione ormai vicina e comprendano che essa è volontaria. Il Signore è in verità lo “splendore del Padre”. La croce risplende già della luce della Pasqua. Dalla Trasfigurazione, visione di Dio, si attinge la forza per riprendere la missione apostolica. I Padri della Chiesa dicono che Dio si dona agli uomini secondo la sete che hanno di Lui, ma che il suo desiderio sarebbe di donarsi completamente, affinché i cristiani possano dissetare a loro volta il mondo. L’uomo illuminato dalla luce del Tabor conduce, attraverso di sé, non solo l’umanità ma tutta la creazione a Dio: “La creazione stessa attende con impazienza la rivelazione dei figli di Dio;… e nutre la speranza di essere lei pure liberata, dalla schiavitù della corruzione, per entrare nella libertà della gloria dei figli di Dio” (Rom 8,19-21).