
Parrocchia (8)
La Parrocchia "Beata Vergine della Salute" è stata eretta il 1° Gennaio del 1956, dall'allora Vescovo di Cagliari, Monsignor Paolo Botto. E' stata riconosciuta civilmente il 18 Ottobre 1958 e affidata ai Figli di S.Maria Immacolata (FSMI). La Chiesa venne costruita dall'Architetto Macrelli tra il 1963 ed il 1971.
L'Icona venerata attualmente all'interno, e che da il nome alla Parrocchia, è stata eseguita nel 1976 da Lucia Porcu e donata all'allora Parroco Padre Erminio Passi. La Pastorale scelta ormai 32 anni fatta dal Parroco Padre Erminio Passi è una "pastorale di evangelizzazione" attravero il Cammino Neocatecumenale. I fratelli che formano le piccole comunità vengono per tappe portati ad avere una fede matura e consapevole.
A discrezione del Parroco Padre Enrico Spano, diversi fratelli si occupano delle diverse esigenze parrochiali. Sono quindi presenti periodicamente Catechesi per i fidanzati, Catechesi per i Padrini di Battesimo, Catechismo ai Sacramenti per bambini dalla 1° elementare alla 3° media, ed infine il Cammino di Post Cresima per adolescenti.
VERGINE DELLA SALUTE
La parrocchia è stata eretta da Mons. Paolo Botto il 1 gennaio 1956 ed affidata ai Figli di Maria Immacolata. È stata riconosciuta civilmente il 18 ottobre 1958. La congregazione dei Figli di Santa Maria Immacolata (FSMI) cui è affidata è uno dei molti istituti religiosi suscitati dallo Spirito Santo a favore della Chiesa e che, dopo la promulgazione del dogma dell'Immacolata Concezione l'8 dicembre 1854, presero dall'Immacolata la propria denominazione. L'origine della congregazione si deve al venerabile Sac. Giuseppe Frassinetti che il 16 novembre 1861 istituiva, nella sua parrocchia di Santa Sabina in Genova, la Pia Unione dei Figli di Santa Maria Immacolata i cui membri, pur vivendo nel secolo, avevano una particolare regola di vita cristiana. Elemento caratterizzante è la copertura con una cupola piramidale protesa verso l'alto a sottolineare, anche dall'esterno, il centro dell'edificio. L'interno, a pianta esagonale, presenta una navata unica con al centro l'altare. La decorazione a rilievo delle tamponature, realizzate in mattoni a vista, riprende i motivi geometrici dei tappeti sardi.
L’esperienza del Cammino Neocatecumenale nella parrocchia della Vergine della Salute (di padre Erminio Passi)
E’ stata un’esperienza compiuta perché ha dato soddisfazione ai desideri del parroco e dei più vicini alla parrocchia impegnati nella attività pastorale di avere uno strumento di formazione e di educazione della fede per coloro che, anche se adulti, desideravano diventare veri cristiani, cristiani adulti. Nel 1980 dei catechisti “itineranti” ci hanno fatto la proposta del Cammino Neocatecumenale che noi, dopo aver sentito qualche esperienza positiva fatta da sacerdoti e fratelli di comunità neocatecumenali, abbiamo accettato. Ora le comunità sono trentuno e la prima di queste ha concluso il cammino nel 2000. Come parroco, ora so che cos’é questo cammino, questo itinerario di fede che all’interno della Parrocchia ha condotto e portato a compimento, attraverso le varie fasi e tappe del catecumenato per gli adulti, la maturazione di quarantacinque fratelli della 1a comunità. E’ stata una crescita, non solo nella conoscenza della dottrina della Chiesa o della Parola di Dio, ma soprattutto una crescita vitale esistenziale, per cui essi si sentono persone nuove, cristiani veri, definiti da fatti di vera vita cristiana. Questo sentirsi cristiani non é uno stato d’animo soggettivo o sentimentale, ora é un fatto constatato, verificato attraverso i vari momenti di verifica cioé attraverso gli scrutini battesimali fatti dai catechisti che guidano la comunità. Quello che i fratelli affermano come loro testimonianza e che io, come parroco, posso confermare, é frutto di un lungo “combattimento” perché quello che la Parola di Dio annunciava é permetteva si é potuto realizzare, é potuto diventare realtà storica della loro vita. Si é trattato di una vera conversione: un vero nuovo modo di essere cristiani. Dirò alcuni aspetti della riuscita della formazione dei fratelli della !a Comunità e quali ne sono state le cause specifiche. Come prima cosa dirò con chiara coscienza che il Cammino realizza in pienezza la novità luminosa del Concilio Vaticano II. Il Conc.Vat. II fonda la possibilità di rinnovamento della Chiesa su tre documenti detti Costituzioni; essi sono: la “Dei Verbum”, la “Sacrosantum Concilium” e la “Lumen Gentium”. Queste tre costituzioni sono anche le basi poste a fondamento del Cammino Neocatecumenale: sono come un solido, forte, esclusivo tripode su cui la Chiesa, fecondata dallo Spirito Santo, fonda il rinnovamento di se stessa e di ogni cristiano. La Parola di Dio deve diventare lo strumento efficace di ogni evangelizzazione e rievangelizzazione. E’ la Parola che ha il potere di cambiare la mente e il cuore dell’uomo, perché essa ha il potere stesso di Dio. Dalla Parola nasce il primo frutto del Cammino. I fratelli rinati a vita nuova attraverso la parola ricevuta nella predicazione e in modo pieno e totale nella celebrazione, ossia nella Liturgia della Parola, fatta comunitariamente ogni settimana. E’ stata la Parola che ascoltata e celebrata ha illuminato e fortificato la fede dei fratelli. Una Liturgia rinnovata é diventata fattivamente per loro culmine e fonte della loro vita nella Chiesa. Nella Liturgia della Parola e soprattutto nell’Eucaristia, essi hanno trovato la forza e la motivazione del rinnovamento dell’Alleanza di Dio con loro come singoli e come Chiesa, espressa e sperimentata nella loro Comunità. Nell’Eucaristia preparata con la massima cura e vissuta con forte e viva partecipazione é derivata in loro, volta per volta, come da sorgente viva, la Grazia e con la Grazia la possibilità della santificazione e diventare nuove creature in Cristo. Dalla Cost. “Lumen Gentium” viene alla Chiesa la coscienza di essere sacramento di Salvezza: Segno efficace della Salvezza donata da Dio in Cristo. La Chiesa deve brillare della luce di Cristo! La comunità é per coloro che sono in cammino la possibilità di essere, in piccolo, la Chiesa che diventa un faro che illumina ogni uomo. La Comunità, vivendo intensamente la Carità di Cristo é diventata per loro, giorno dopo giorno, la possibilità di testimoniare ai vicini che l’amore tra i fratelli é possibile, perché Dio lo dona. Questo ha fatto loro esperimentare la Chiesa come uscita dal cuore di Cristo, capace di essere sale, luce e lievito nel mondo vicino alla loro vita, lì dove il Signore li manda ad annunciare il Regno. Il Cammino, progressivamente, man mano che i fratelli crescevano nella fede, una fede sempre vagliata, manifestata nei fatti, mai presunta, li ha introdotti sempre più profondamente e vitalmente nella vita della Chiesa. A loro la Chiesa ha donato lo strumento più efficace per tutte le difficoltà e, a volte battaglie, della loro vita: la Preghiera. Mistagogicamente la Chiesa ha loro consegnato il “Libro delle Ore” perché scandissero la loro giornata col ritmo della Preghiera della Chiesa. Nei tempi forti dell’anno liturgico i fratelli iniziati alla preghiera, in alcuni giorni, si alzano singolarmente a metà della notte ed elevano la Preghiera della Chiesa a lode di Dio e per tutti i bisogni degli uomini. Alcuni fratelli sono stati eletti catechisti e sono stati inviati in diverse Parrocchie per iniziare anche lì un Cammino di fede secondo il carisma del Cammino Neocatecumenale. Come parroco di questa parrocchia, strutturata secondo questa pastorale catecumenale, posso esprimere la mia più grande gioia di poter disporre di un piccolo “esercito” di predicatori, di evangelizzatori a disposizione di tutte le Parrocchie e Diocesi che li richiedono. E’ impressionante come, quando sono nell’evangelizzazione, fanno tacere ogni altra loro necessità e si danno totalmente per essa. Questa predicazione può distare dalle loro case anche centinaia di Km. Le comunità che sono più avanti nel Cammino, nel nostro caso sono cinque, nell’Avvento e nella Quaresima, al mattino presto, prima di andare al lavoro, si ritrovano tutti in parrocchia e per un’ora innalzano le lodi al Signore col canto e la Preghiera silenziosa, la preghiera del cuore. Un altro momento del Cammino molto importante é quello che viene dopo la consegna solenne del Credo. E’ un momento dello studio approfondito ma soprattutto testimoniato nell’essere inviati a due a due come Gesù ha fatto con gli apostoli, casa per casa a portare “la pace di Cristo” e ad annunciare l’Amore di Dio per le famiglie. Alcuni vescovi con i loro parroci hanno richiesto le Missioni Popolari e quelli sono stati giorni di grande gioia e di impegno per la parrocchia. Coloro che ancora non potevano andare ad annunciare, sostenevano chi andava con la preghiera e con vari servizi. La Parrocchia allora si trasformava in una vera “fucina”. La Comunità che fatta l’esperienza della “Traditio” compie poi un altro passaggio del Cammino, quello cioé detto della “Redditio”: cioé restituire alla Chiesa il Credo vissuto nell’animo, nel cuore e nella carne e per questo può fare la professione di fede pubblicamente in parrocchia. E’ un momento grandioso per tutti nella partecipazione e nei sentimenti forti e profondi che suscita. Si invitano i propri cari, gli amici e tutti i fedeli e all’interno della recita dei vespri o nell’Eucaristia, dopo l’omelia, i fratelli ritenuti idonei con scrutinio, fanno la loro professione di fede, giustificando e motivando questo gesto così importante e pubblico, con le opere grandi, chiare ed evidenti che il buon Dio ha compiuto nella loro vita per la loro conversione. Sono persone conosciute e quindi pubbliche, chi li ascolta, specialmente i parenti e gli amici sa che quello che dicono é vero. Si ascoltano veramente delle cose grandi e belle avvenute nella trasformazione di questi fratelli. Colpisce grandemente il silenzio teso e assoluto nella chiesa stracolma di gente (a volte si é vicino alle mille persone!). A questo punto del Cammino ogni fratello deve scegliere tra diverse proposte fatte dal parroco per una pastorale di opere da compiere attivamente nella parrocchia e per acclamazione ad ognuno viene consegnata un’attività pastorale nella parrocchia. Ogni fratello nella Chiesa dovrà essere una pietra viva messa al posto giusto dal costruttore che é Cristo. Un altro frutto di grande valore del Camino é la ricostituzione della famiglia, ad immagine di quella di Gesù, Maria e Giuseppe. Quante famiglie ricostruite dall’Amore di Dio!!! Quante famiglie con sposi appena trentenni hanno cinque, sei, otto figli!!! L’apertura alla vita degli sposi, senza paure o calcoli, é il frutto più evidente del Cammino. L’entrare la domenica mattina in una di queste famiglie può essere motivo del più grande stupore: sorprendere una di queste famiglie attorno al tavolo grande, tutto ben preparato e attorno ad esso tutta la famiglia che canta le lodi del Signore!!! Sono veramente innumerevoli i doni di Grazia che il Signore ha fatto a questa Parrocchia attraverso il Cammino Neocatecumenale. Quello che, come parroco, ritengo il più grande é la certezza che ogni fratello che fa veramente il Cammino sarà prima o poi un evangelizzatore, un seminatore della Parola di Dio. Voglio terminare questa mia testimonianza parlando della realtà più forte sentita che c’é nella vita di ogni uomo: la Croce. Gli uomini la vedono e la prendono come segno di maledizione; ad essa si ribellano con tutte le forze e credono a ragione! Nel Cammino ho visto continui “miracoli” e potrei dire nella vita di tutti coloro che il Cammino lo fanno: la Croce non uccide ma salva é l’atto di amore più grande, é quello più esclusivo di Dio in Gesù Cristo crocifisso e morto in croce. Quante volte sono rimasto letteralmente sbalordito da come evidentemente tanti fratelli stavano in enormi e pesantissime croci senza morire. Era evidente che lì, sulla croce, c’era il sostegno dell’amore del Cristo risorto! La croce era veramente strumento di salvezza. Il più delle volte la croce non era la malattia ma la cattiveria degli altri come Cristo e con Cristo stava nella croce amando e dando la vita!
LA CORONA MISTERICA
Fin dal suo nascere la basilica cristiana ha espresso al suo interno cicli musivi per rendere presente la salvezza operata da Dio per l'uomo e celebrata dalla comunità cristiana nei vari misteri della vita di Cristo e riflessa nella vita dei Santi. Questi cicli pittorici, comuni a tutte le Chiese del primo millennio, si cristallizzano nell'iconostasi della Chiesa d'Oriente: una parete rivestita di icone che introducono e velano il luogo della celebrazione dei misteri; e in rivestimenti sempre più ricchi - dietro e sopra l'altare, nella Chiesa d'Occidente - quando l'altare viene spostato dall'incrocio dei due transetti e appoggiato alla parete di fondo della Chiesa. Con la riforma del Concilio Vaticano II, che rimuove l'altare dal fondo per ridargli la centralità che aveva sempre avuto, l'idea di una corona misterica posta sopra l'assemblea, ritrova e rinnova genialmente il ciclo musivo delle più antiche basiliche, aiutando l'assemblea cristiana a partecipare più intensamente, con una catechesi visiva e immediata, ai misteri che essa celebra. Si chiama corona l'alta fascia ottagonale che circonda nella parte superiore tutta la grande aula della Chiesa, facendo presente il Cielo. E' dipinta con immagini ispirate all'iconografia della Chiesa Orientale e incorona l'assemblea unendo insieme Cielo e Terra. Dio è presente in mezzo al suo popolo. Le pitture rappresentano i vari momenti del Mistero della salvezza, percorrendo tutto l'anno liturgico. Il Concilio ha riproposto un rafforzamento del ruolo delle figure simbolico - sacramentali nella Liturgia. "Le sacre immagini, presenti nelle nostre Chiese e nelle nostre case, hanno la funzione di risvegliare e di nutrire la nostra fede nel Mistero di Cristo. Attraverso l'icona di Cristo e delle sue opere di salvezza è lui che noi adoriamo" (Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 1192). Il pittore di icone non imita, non rappresenta, ma essenzialmente toglie il velo, abbatte il muro di separazione, fa comunicare "questo e l'altro mondo". L'icona coglie la presenza di Dio. E', si può dire, teologia visiva, aiuto alla preghiera e alla contemplazione. L'iconografia nasce con Cristo, icona del Padre invisibile. E' incentrata sulla incarnazione. Cristo ristabilisce nell'uomo l'immagine di Dio che il peccato aveva offuscato, cosicché l'uomo, trasformato a Sua immagine, diventa la più commovente icona di Dio. L'arte sacra delle icone non è stata inventata dagli artisti, è una istituzione che viene dai Santi Padri e dalla tradizione della Chiesa (Il Concilio di Nicea 787). Esprime la visione della Chiesa: come la Chiesa contempla il mistero di Dio e la sua Incarnazione. Le figure hanno una apparente rigidità che però sottolinea la potenza interiore. La prospettiva è rovesciata. Mentre nell'arte profana il quadro è concavo e invita colui che lo osserva ad introdursi nell'opera, al contrario in queste pitture che sono convesse è il Cielo che annuncia un evento a colui che guarda. L'icona descrive lo sconvolgente amore reciproco: l'amore folle di Dio per l'uomo e in risposta la passione dell'uomo per il suo Dio: Tu che la mia anima ama. E' il desiderio pre-eterno di Dio di divenire uomo affinché l'uomo diventi Dio. L'icona ci offre così la contemplazione del mistero di Dio". (P Evdokimov). Le pitture, opera di Kiko Arguello, sono state realizzate tra il 1984 e il 1998 su muro. Per mantenere a lungo i colori, l'artista ha ideato una nuova tecnica preparando la corona della Chiesa con "stucco romano , composto da polvere di marmo e calce. I colori fatti con terre di ossido di ferro e minerali vari sono agglutinati con olio di lino cotto ed essenza di trementina, affinché vengano assorbiti dal muro e ne diventino parte come negli affreschi. Fogli di "Pan d'oro zecchino" circondano i dipinti e li uniscono in una striscia ininterrotta di luce. L 'oro, usato nella pittura iconografica, rappresenta la luce emessa dalla presenza di Dio, che si è reso visibile nel tempo. Il centro del ciclo pittorico è Cristo Pantocrator, che rivestito della sua gloria divina, torna alla fine dei tempi a giudicare la terra. Alla sua destra è rappresentata la vita terrena di Cristo e alla sua sinistra la vita celeste. Ogni pittura misura m. 4,20 di lunghezza per m. 3,30 di altezza, eccetto la Trasfigurazione, il Cristo Pantocrator e l'Apparizione di Cristo Risorto, dipinti sui lati brevi della corona ottagonale che misurano m. 4,70 per m. 3,30
LE ICONE DELLA CORONA MISTERICA
Nella parte centrale del ciclo pittorico è raffigurata la Deesis (devhsi, supplica). Così è chiamata la raffigurazione di Cristo in trono con alla sua destra la Vergine Maria a lui rivolta con le braccia sollevate, leggermente curva in atto di supplica e, alla sua sinistra, San Giovanni Battista pure rivolto nello stesso atteggiamento di supplica. Il Battista (cioè Battezzatore) chiamato anche Pròdromos, cioè il Precursore, è riconosciuto dalla barba (generalmente a 5 punte) e dalla capigliatura incolta. L’immagine della Deesis è sovrastata da una fascia di colore verde sorretta da due angeli. Sulla fascia la luna, il sole e le stelle ad indicare l’universo e al centro di essa l’Arca dell’Alleanza. Il Cristo Pantocratore, l’onnipotente, viene alla fine dei tempi nella gloria della sua divinità a giudicare la terra. L’icona svela la potenza di Dio nascosta sotto le spoglie mortali del Cristo. Il Figlio dell’uomo annunziato dalle scritture, disprezzato e deriso nella sua prima venuta al mondo viene nella sua seconda come giudice giusto per giudicare i vivi e i morti. Nella sinistra tiene il libro della vita su cui legge “amate i vostri nemici”, parole che sono il cuore della nuova alleanza. Gesù è l’immagine di Dio e dell’uomo. In lui vincitore della morte, queste parole sono ora realizzabili nella nostra vita e su di esse saremo giudicati. Nel libro della vita si legge anche “vengo presto” un incoraggiamento, invito alla perseveranza per mantenere salda la fede. Il Pantocrator esprime l’attesa escatologica dell’assemblea cristiana che nella celebrazione eucaristica sperimenta la presenza viva del Cristo, la conferma della fede e il desiderio della venuta finale del Signore che segna la vittoria definitiva sul male e sulla morte. L’immagine svela l’orientamento della storia verso il suo punto conclusivo: l’incontro con Cristo che viene e tende ad un fine di pienezza di vita in Dio. Il Pantocrator converge a sé tutto il ciclo pittorico, la sua figura si stacca dal fondo dell’oro e sembra venirci incontro per farci partecipe della sua trasfigurazione finale e vittoriosa. Il Cristo con la destra benedice, iscritto nelle tre sfere cosmiche di cui la blu rappresenta la terra, la nera la morte che circonda la terra e la terza, celeste, rappresenta il cielo. La figura di Cristo spezza il cerchio della morte e unisce la terra al cielo. I quattro angoli rossi sono immagine degli evangelisti che annunciano e preparano la seconda venuta di Cristo nel mondo. Il volto del Pantocrator ha ispirato l’artista in modo particolare. Il volto con occhi grandi come un bambino, un Cristo umile. Nella tradizione antica Cristo ritornava severo, come appare nelle chiese di rito bizantino; nel dipinto di Argüello il Cristo ha un volto pieno di amore e di attenzione compassionevole. Esso ci ricorda quanto detto da S. Giovanni della Croce, che alla sera della vita saremo giudicati sull’amore.
L’icona rappresenta il momento in cui l’angelo Gabriele saluta Maria come “Piena di Grazia” e le annuncia la nascita in lei del Figlio di Dio. Maria è in ascolto e sta per pronunciare il suo Fiat. Le mani aperte e l’atteggiamento di tutto il corpo indicano la sua accoglienza a docilità alla volontà divina. Dio per incarnarsi ha voluto che sua madre lo generasse liberamente con pieno consenso. La Vergine pronuncia, piena di umiltà il suo fiat a nome di tutti: “Sono la serva del Signore. Sia fatto di me secondo la tua parola” (Lc 1,38). In lei tutti dicono: Sì, vieni Signore! Fin dall’inizio della sua vita, Maria si consacra totalmente a Dio nella verginità e nella preghiera. Per l’integrità e la castità del suo essere, la Vergine personalizza la santità umana. E’ chiamata: “Tutta santa”, “Panaghia”. Le stelle sulla fronte e sugli omeri indicano la sua verginità prima, durante e dopo il parto. Maria divieneil nuovo tempio in cui il verbo di Dio ha scelto di stabilirsi. Per i Padri della Chiesa, Essa è ciò che di più santo c’era nell’antico tempio: il vero “Santo dei Santi”, “Arca della nuova Allenza”. La Vergine riapre le porte del Paradiso, che Eva aveva chiuso con la sua disobbedienza. Maria, che ascolta, crede e concepisce il figlio di Dio, è immagine di ogni cristiano. Infatti la proclamazione della Buona Notizia è il momento del concepimento di Cristo in noi, perchè lo Spirito Santo copre con la sua ombra colui che ascolta e crede. Maria, nuova Eva, è anche immagine della Chiesa che, come madre premurosa, ci porta nel suo grembo fino a che Cristo sia formato in noi e venga dato alla luce nelle acque del Battesimo. Nel dipinto la Madonna è seduta su un trono. Secono il vangelo apocrifo di Giacomo, Maria è in casa quando l’angelo la visita. Il drappo rosso sul tetto indica infatti che la scena si svolge all’interno. L’arcangelo Gabriele, annunciatore per eccellenza dei messaggi salvifici di Dio, con la destra benedice la Vergine e con la sinistra tiene il bastone del messaggero. Il suo nome significa “Potenza di Dio”. Dio dal cielo manda lo Spirito Santo sotto forma di colomba, che discende raggio di luce su Maria.
La festa della Natività è chiamata anche “Pasqua” e “Festa delle luci”. “Pasqua” perchè già prefigura la Pasqua di Resurrezione, “Festa delle luci” perchè è la manifestazione della luce di Dio Trino ed Unico. E’ la festa dell’Incarnazione. Dio diviene Uomo per restituire all’uomo l’antica immagine e dignità di figlio di Dio. Il grido di Isaia è il grido di tutta l’umanità: “Se tu squarciassi i cieli e scendessi!” (Is 63,19). La Natività è la risposta di Dio: “Lo spirito Santo scenderà su di te, su te stenderà la sua ombra la potenza dell’Altissimo” (Lc 1,35). La festa della Natività è chiamata anche “Pasqua” e “Festa delle luci”. “Pasqua” perchè già prefigura la Pasqua di Resurrezione, “Festa delle luci” perchè è la manifestazione della luce di Dio Trino ed Unico. E’ la festa dell’Incarnazione. Dio diviene Uomo per restituire all’uomo l’antica immagine e dignità di figlio di Dio. Il grido di Isaia è il grido di tutta l’umanità: “Se tu squarciassi i cieli e scendessi!” (Is 63,19). La Natività è la risposta di Dio: “Lo spirito Santo scenderà su di te, su te stenderà la sua ombra la potenza dell’Altissimo” (Lc 1,35). L’aureola intorno alla testa di San Giuseppe già lo fa vincitore della tentazione. In alto, a sinistra, si vedono i Magi. Dio li conduce all’adorazione come segno e primizia delle nazioni. Essi portano in dono al Bambino: oro, incenso e mirra, segni della sua regalità, della sua divinità e della sua passione. Gli angeli, al centro, adorano il Bambino con le mani coperte per dimostrare la sua regalità. L’angelo, in alto destra che si china verso i pastori, esprime la tenerezza della protezione dell’angelo custode. Tutta l’icona trasmette gioia, perchè “Il cielo e la terra oggi si uniscono. Oggi Dio è venuto sulla terra e l’uomo è risalito ai cieli”. Aggiunge San Massimo: “Soltanto chi penetra oltre la croce e il sepolcro ed è iniziato al mistero della Resurrezione comprende il fine per il quale Dio ha crerato ogni cosa”.
Fino al IV secolo la Natività e il Battesimo del Signore erano celebrati lo stesso giorno, il 6 Gennaio, perchè il Battesimo è, in un certo senso, l completamento della Natività. “Nella sua natività” - dice San Girolamo - “il Figlio di Dio venne al mondo in modo ascosto, nel Battesimo appare in modo manifesto”. Prima Egli non era conosciuto dal popolo, con l Battesimo si rivela a tutti. Lo Spirito Santo accompagna la crescita naturale e progressiva del Cristo: “cresceva in sapienza, età e grazia” (Lc 2,52). Nel Battesimo i cieli si aprono e lo Spirito Santo discende su di Lui come una colomba. “E si sentì una voce dal cielo: Tu sei il mio Figlio prediletto, in te mi sono compiaciuto” (Mc 1,11). Cristo si rivela realmente Figlio nelle sue due nature “vero Dio e vero Uomo”. Il Battesimo di Gesù è la sua Pentecoste personale, la discesa dello Spirito Santo e la manifestazione della SS. Trinità. Per questo la formula battesimale piena sarà “Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo” . Cristo con la sua mano destra benedice le acque e le prepara a divenire le acque del Battesimo per rigenerare l’uomo a vita nuova nel “Lavacrum” purificatore del sacramento. In un inno della festa ortodossa del Battesimo di Gesù questi dice a Giovanni: “Profeta, vieni a battezzarmi ... io ho fretta di far perire il nemico nascosto nelle acque, il principe delle tenebre, per liberare il mondo dalle sue reti donandogli la vita eterna” perciò Gesù entra nel Giordano, immagine dela sua sepoltura. Infatti le acque non santificate che ricordano la morte-diluvio, sono chiamate “Sepolcro fluido”. San Giovanni Crisostomo commenta: “l’immersione e l’emersione sono immagine della discesa agli inferi e della Resurrezione” . Giovanni Battista è vestito di pelli, segno del suo essere profeta e martire. E’ il testimone della sottomissione del Cristo, della sua “kenosis”. In lui tutta l’umanità riconosce l’amore divino per noi. L’albero con la scure è immagine del ministero profetico di chiamata a conversione che il Battesimo annuncia; è il compimento della parola evangelica: “Già la scure è posta alla radice degli alberi; ogni albero che non produce frutti buoni viene tagliato e gettato nel fuoco” (Mt 3,10). Gli angeli sono i diaconi nel servizio liturgico del Battesimo, pronti per asciugare e rivestire il battezzato. Per questo hanno nelle loro mani i vestiti di Cristo.
Un tempo ogni iconografo-monaco cominciava la sua "arte divina" dipingendo l'icona della Trasfigurazione per imparare che l'icona è dipinta non tanto con colori, ma con la "luce taborica" manifestazione dello Spirito Santo. Dio si comunica all'uomo come luce e come suono. Così si mostrò nell'apparizione sul monte Sinai e così si rivela ora nella Trasfigurazione del suo Figlio, sua Parola finale e definitiva. La luce è l'irradiazione di Dio, il dono che Dio fa di tutto se stesso. E' ciò che nella Scrittura si chiama "vedere faccia a faccia". La Trasfigurazione è la visione di Dio, della SS. Trinità. Cristo appare nello splendore della sua gloria divina, simboleggiata dal candore delle vesti. "E fu trasfigurato davanti a loro; il suo volto brillò come il sole e le sue vesti divennero candide come la luce" (Mt 17,2) L'icona rappresenta il momento in cui Dio fa udire la sua voce dalla nube: "Questi è il Figlio mio prediletto, nel quale mi sono compiaciuto. Ascoltatelo" (Mt 17,5). La voce del Padre rivela la verità divina e sconvolge gli Apostoli ancora del tutto umani. C'è infatti un contrasto tra la pace che avvolge Cristo, Mosè e Elia e il movimento, in basso, degli Apostoli che cadono dalla cima scoscesa del monte. Pietro, a destra, è inginocchiato; Giovanni, al centro, cade voltando le spalle alla luce; Giacomo, a sinistra, fugge e cade all'indietro. La Trasfigurazione si può dire che non è solo del Signore, ma anche degli Apostoli che, per un istante, passarono dalla carne allo Spirito". Ricevettero la grazia di vedere l'umanità di Cristo come un corpo di luce, di contemplare la sua gloria nascosta sotto la "kenosis". La Trasfigurazione preannuncia quella che attende tutti i cristiani per opera dello Spirito Santo. Gesù mostra in se' la natura umana rivestita della bellezza originale. Elia e Mosè, con in mano le tavole della Legge, rispettivamente alla destra e alla sinistra del Cristo, sono i Profeti che preannunziano la venuta del Messia. Entrambi ebbero la visione di Dio: l'uno sul monte Carmelo, l'altro sul monte Sinai. I loro mantelli hanno forme affilate, "taglienti", perché quando è proclamata "la Parola di Dio è viva, efficace e più tagliente di ogni spada a doppio taglio; essa penetra fino al punto di divisione dell'anima e dello spirito... e scruta i sentimenti e i pensieri del cuore" (Eb 4,12 ). Il Cristo, al centro di cerchi concentrici, che rappresentano le sfere dell'universo creato, parla con loro della sua passione gloriosa. La luce che si sprigionò sul monte Tabor è la stessa che si manifesterà nella gloria della sua seconda venuta: la Parusia, definitiva instaurazione del Regno di Dio. Per questo preparando i suoi discepoli all'importanza dell'avvenimento Cristo dice: "In verità vi dico: vi sono alcuni qui presenti, che non morranno senza aver visto il Regno di Dio venire con potenza" (Mc 9,1). La Trasfigurazione di cui Pietro, Giacomo e Giovanni sono i testimoni è una breve apparizione dell'ottavo Giorno, della "Nuova Terra" tra noi. Per questo Pietro, strabiliato dalla visione, voleva "piantare le tende" e installarsi nella Parusia, nel Regno prima che la storia dell'economia della salvezza giungesse a compimento. Pietro non riceve risposta, perché è solo attraverso la Croce che viene la Risurrezione e il Regno. Cristo si rivela agli Apostoli nello splendore della gloria divina, perché non si scandalizzino della sua Passione ormai vicina e comprendano che essa è volontaria. Il Signore è in verità lo "splendore del Padre". La croce risplende già della luce della Pasqua. Dalla Trasfigurazione, visione di Dio, si attinge la forza per riprendere la missione apostolica. I Padri della Chiesa dicono che Dio si dona agli uomini secondo la sete che hanno di Lui, ma che il suo desiderio sarebbe di donarsi completamente, affinché i cristiani possano dissetare a loro volta il mondo. L'uomo illuminato dalla luce del Tabor conduce, attraverso di se', non solo l'umanità ma tutta la creazione a Dio: "La creazione stessa attende con impazienza la rivelazione dei figli di Dio; ... e nutre la speranza di essere lei pure liberata, dalla schiavitù della corruzione, per entrare nella libertà della gloria dei figli di Dio" (Rom 8,19-21).
Davide cavalcando un asinello e qui viene acclamato re, allo stesso modo che in antico venivano acclamati i principi del popolo di Israele. Egli è il Figlio di Davide, il Messia; il suo ingresso nella Città santa avviene secondo quanto annuncia il profeta: “Esulta grandemente figlia di Sion, giubila, figlia di Gersusalemme! Ecco, a te viene il tuo re. Egli è giusto e vittorioso, umile, cavalca un asino, sopra un puledro, figlio d’asina” (Zc, 9,9). Cristo nella mano sinistra ha un rotolo: “Ecco, io vengo, sul rotolo del libro di me è scritto che io faccia la tua volontà” (Sal 40,8-9). Egli sta andando a compiere la volontà del Padre; è voltato verso gli Apostoli e dice: “Ecco, noi stiamo salendo a Gerusalemme e il Figlio dell’uomo sarà consegnato ai sommi sacerdoti e agli scribi, che lo condanneranno a morte e lo consegneranno ai pagani perchè sia schernito, flagellato e crocifisso; ma il terzo giorno risusciterà” (Mt 20,18-19). Gli Apostoli, in ombra, non comprendono. Davanti a tutti sono Giovanni, il discepolo testimone della Passione, e Pietro, vestito di giallo in segno del suo rinnegamento. Questa veste lo contraddistinguerà sempre e vorrà ricordare anche a noi che possiamo portare i nostri tradimenti, sapendo che potremo essere santi, non appoggiandosi sulle nostre forze, ma sulla parola di Cristo che ci conosce e ci salva. Tra i personaggi che acclamano Gesù ci sono molti ricchi, che si riconoscono per il loro abbigliamento. Ma solo un bambino, figlio di poveri, mette il mantello sotto la cavalcatura del Signore: i “piccoli” accolgono il Messia. “In verità vi dico: chi non accoglie il regno di Dio come un bambino, non vi entrerà” (Lc 18,17). A destra, è situata Gerusalemme con il tempio al centro e sulla roccia, una quercia, simbolo della Chiesa.
L’icona, seguendo la tradizione, presenta ’Ultima Cena nel momento in cui Cristo ha appena detto: “Uno di voi mi tradirà” (Gv 13,21). I discepoli, guardandosi l’un l’altro, si domandano chi sia il traditore. Pietro fa un cenno a Giovanni che è seduto vicino a Gesù, dicendogli: “Dì, chi è costui a cui si riferisce?”. Cristo isponde: “Colui che ha intinto con me la mano nel piatto, quello mi tradirà” (Mt 26,23). Ed ecco, il traditore è Giuda; egli è vestito di azzurro e rosso, tonalità brillanti e sfarzose, imbolo dell’amore al mondo e alla sua gloria. Il Mistero pasquale si compie: Cristo si prepara a passare da questo mondo al Padre. Egli è l’Agnello “condotto al sacrificio, immolato verso sera” , come dice Melitone di Sardi nell’Omelia sulla Pasqua. Il manto nero che lo avvolge sta a significare a sua passione e morte: è notte. Cristo entra nelle enebre del peccato prendendos su di sè il radimenti, l’inimicizia, il rifiuto. Sulla tavola sono presenti i segni dell’Eucarestia: la coppa del vino e il pane. “Questo è il mio corpo, questo è il mio sangue”. Il pane azzimo non è più soltanto il segno della liberazione dalla schiavitù dell’Egitto, come per gli ebrei, ma il Corpo di Cristo consegnato per tutti gli uomini; così come la coppa del vino non è più soltanto il segno dell’entrata nella Terra di Canaan, ma il Sangue della Nuova Alleanza, versato per tutti in remissione dei peccati. L’Eucarestia viene dunque così a innestare ogni cristiano nella Pasqua di Cisto, nel suo passaggio dalla morte alla Vita Eterna.
La croce è l’albero della vita piantato sul Calvario. Il piede della croce poggia su una caverna nera dove la leggenda vuole che riposi la testa di Abramo. Il Gòlgota è infatti il “luogo del cranio”. Nel progenitore tutta l’umanità è bagnata dal sangue di Cristo che è segno di redenzione. Sulla croce Gesù reclinerà il capo, nella volontà del Padre, le sue braccia aperte sono segno della sua totale donazione. Maria e Giovanni sono ai piedi della croce. Maria tende la mani in segno di accoglienza: in Giovanni essa riceve ogni cristiano. Il suo senso che ha portato il Figlio di Dio ora porta l’intera umanità di cui viene Madre. La testa abbassata e gli occhi socchiusi sembrano ripetere ciò che disse all’angelo dell’annunciazione: “ecco la serva del Signore, si faccia di me secondo la tua parola”. Dietro la scena dalla crocifissione corre un alto muro merlato che rappresenta le mura di Gerusalemme. Gesù, uomo dei dolori su cui ricadono tutti i peccati dell’umanità ha donato la sua vita fuori dalla città, trasformando in tempio divino il suo corpo crocifisso per amore. Romano il Melode nei suoi Inni immagina Gesù dall’alto della Croce si rivolga a sua madre dicendo: “…Madre, aquieta il tuo dolore (…) non lasciare che il giorno della passione possa apparire giornata amara, perché io, la dolcezza, sono disceso dal cielo come la manna: non come una volta sul Sinai, ma nel tuo seno (…) comprendilo, santa, sono io, il Verbo che si è fatto carne. In questa carne io soffro, ma in essa, pure, io opero la salvezza”.
Cristo è morto e discende agli inferi. Nel silenzio del Sabato Santo, sulla terra è il giorno del dolore, ma agli inferi è già Pasqua. Cristo vi discende come il sole che dissipa per sempre le tenebre della morte. L'icona significa ciò che canta il mattutino del Gran Sabato nella liturgia orientale: "Tu sei disceso sulla terra per salvare Adamo, ma non trovandolo sulla terra, o Signore, sei andato a cercarlo negli inferi". L'Amore si è donato gratuitamente e totalmente per andare in cerca della pecora perduta; è sceso sino alle profondità degli inferi per strappare gli uomini dalla schiavitù del peccato e della morte e per introdurre tutta l'umanità nella sala delle nozze, nel Paradiso. Cristo ha attraversato la morte, simboleggiata dal cerchio nero, ed ora, inserito nelle due sfere paradisiache, afferra Adamo e lo attira a se'. E' l'incontro tra il primo e il secondo Adamo: il Nuovo restituisce al primo l'immagine e la somiglianza con Dio "Poiché se a causa di un uomo venne la morte, a causa di un uomo verrà anche la Risurrezione dei morti; e come tutti muoiono in Adamo, così tutti riceveranno la vita in Cristo" (1 Cor 15,2 1-22). Di fronte ad Adamo si trova Eva, la madre di tutti i viventi, anch'essa tende le braccia verso il Salvatore. Le sue mani sono coperte perché toccarono il frutto proibito. Cristo Re ha una veste dorata, risplendente della gloria divina; Egli sovrasta gli abissi, sotto di lui cadono infrante le porte degli inferi. I due gruppi di figure rappresentano i profeti e i giusti che attendono il Salvatore. Alla sinistra si riconoscono: il re Davide, Salomone, e Daniele con il copricapo di foggia babilonese. Più vicino a Gesù, Giovanni Battista che ripete il suo gesto di testimone. Alla destra si trovano Mosè con le tavole della Legge, Abramo dal volto rugoso e Noè con le vesti screziate dei colori dell'arcobaleno; essi sono testimoni dell'Alleanza. Tutti riconoscono il Signore nel quale hanno sperato: in Lui si compiono la Legge e le promesse. "Strappa dal carcere la mia vita, perché io renda grazie al tuo nome: i giusti mi faranno corona quando mi concederai la tua grazia" (Sal 142,8). Cristo liberatore annuncia il vangelo ai prigionieri: ogni cristiano partecipa di questo zelo apostolico per il destino di tutti coloro che in questo mondo sono agli inferi, seduti nelle tenebre e nell'ombra della morte.
Mai la Chiesa d’Oriente ha dipinto la Resurrezione di Cristo come una figura, ma sempre come la Tomba Vuota. L’angelo mostra la Tomba Vuota con le bende mortuarie, esse hanno la stessa forma del bambino Gesù e profetizzano la Resurrezione. Questo è tutto ciò che resta dell’inferno: resti, polvere, vuoto, niente; la Vita è altrove. “Perchè cercate tra i morti colui che è vivo? Non è qui, è risorto come vi aveva annunziato ...” (Lc 24,25). Le tre donne rappresentano rispettivamente la Chiesa che viene dai Giudei, la Chiesa che viene dai gentili e la Chiesa dalla Parusia. I colori delle vesti delle tre donne sono scuri come quelli dell’alba, che vide Cristo Risorto.
Il Signore con la sua discesa agli inferi ha annientato l’avversario e con la sua ascensione ha esaltato l’uomo. L’icona annuncia la vittoria sulla morte, sull’inferno e lo scopo della salvezza: la nostra umanità è introdotta definitavamente nell’esistenza celeste tramite l’umanità di Cristo. Quindi la nostra patria è nei cieli: “Dio, ricco di misericordia, per il grande amore con il quale ci ha amati, da morti che eravamo per i peccati, ci ha fatti rivivere in Cristo ... Con Lui ci ha anche risuscitati e ci ha fatti sedere nei cieli, in Cristo Gesù” (Ef 2,4-6). L’Ascensione è già l’inizio della Pentecoste che è la realizzazione della preghiera di Gesù: “Io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Consolatore (lo Spirito Santo) perchè rimanga con voi per sempre” (Gv 14,16). Il Cristo, in un cerchio di sfere cosmiche, da dove si irradia la sua gloria, stende la destra in un gesto di benedizione e di invio. “Alzate le mani, li benedisse. Mentre li benediceva si staccò da loro e fu portato verso il Cielo” (Lc 24,50-51). Sotto il segno di questa benedizione permanente gli Apostoli diventano il fondamento della Chiesa. Nella sinistra Cristo tiene il rotolo delle Scritture che contengono l’annuncio della Buona Notizia. L’opera di salvezza è realizzata. Ora deve ssere accolta liberamente da ogni uomo. E’ l’invio ad evangelizzare: “Andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni, battenzandole ... Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo” (Mt 28,19-20). La gioia degli Apostoli esplode, malgrado la dipartita del Cristo, perchè la promessa resta: “Io sono con voi” e “nessuno prevarrà contro di voi” . La Vergine, immagine della Chiesa, è rappresentata tra due angeli al di sotto del Cristo che ne è il capo. L’estremità delle braccia alzate degli angeli e i piedi della Vergine formano i tre punti di un triangolo simbolo della SS. Trinità, di cui la Chiesa è l’impronta. Gli Apostoli, divisi in due gruppi uguali, formano un cerchio e mostrano la Chiesa inscritta nel segno sacro dell’eternità e dell’amore tra il Padre e il Figlio. Nel gruppo degli Apostoli, alla destra della Vergine, c’è San Pietro, alla sinistra San Paolo, che certamente non fu testimone dell’Ascensione, ma che tuttavia appartiene al nucelo Apostolico. Il Cristo è sostenuto nel suo allontanamento da due angeli. Sono gli angeli che furono testimoni misteriosi e attoniti della sua Incarnazione. L’icona, invertendo la direzione del movimento del Cristo, rappresenta il ritorno del Signore: la Parusia. “Questo Gesù ... tornerà un giorno allo stesso modo in cui l’avete visto andare in Cielo” (At 1,11). E’ ciò che annunciano i due angeli tra gli Apostoli.
L’apparizione ai discepoli Cristo Risorto appare ai discepoli la sera stessa della Domenica di Risurrezione. Il suo corpo glorioso non è più soggetto alle leggi naturali: può attraversare le porte chiuse. Tuttavia Cristo porta ben visibili i segni della Passione; Lui stesso li mostra: “Guardate le mie mani e i miei piedi: sono proprio io!” (Lc 24,39). Nella corona misterica questa icona è contrapposta a quella della Trasfigurazione. Se durante la sua vita terrena, sul Tabor, Cristo ha folgorato i discepoli con lo splendore della gloria divina, in vista dello scandalo della croce, ora che è risorto, invita a riconoscere nel suo corpo glorioso il Crocifisso, l’uomo Gesù vincitore della morte. Anche i colori delle sue vesti lo indicano: l tunica porpora simbolo della natura umana è ricoperta dal manto azzurro segno della sua divinità. Egli è in piedi, al centro della composizione, nelle sue braccia aperte si riuniscono i due gruppi di discepoli che lo accolgono pieni di stupore. Essi guardano il suo volto sereno, pervaso di tenerezza: il suo potere è l’amore. Ha il cuore trafitto perchè ogni uomo, per quanto peccatore, possa essere raggiunto dal suo perdono: “Le grandi acque non possono spegnere l’amore, nè i fiumi travolgerlo” (Ct 8,7). Cristo appare agli Apostoli impauriti dicendo “Pace a voi”. Shalom, Pace”! Questo è il dono del Risorto. Egli abbatte ogni divisione. E’ totale comunione. “Egli infatti è la nostra pace, colui che ha fatto dei due un popolo solo, abbattendo il muro di separazione che era frammezzo, cioè l’inimicizia” (Ef 2,14). In questa icona è importante notare che i due Apostoli in primo piano sono, alla sinistra San Pietro e, alla destra, Sant’Andrea. Essi rappresentano rispettivamente la Chiesa d’Occidente e quella d’Oriente.
La Pentecoste è l'invio dello Spirito Santo da parte del Padre. Il nome della festa ricorda l'evento accaduto, secondo il racconto degli Atti, 50 giorni dopo la Pasqua. Cristo, compiuta la sua missione, ritorna al Padre affinché lo Spirito Santo discenda in Persona su di noi. Dice San Simone: "Era questo lo scopo e la destinazione di tutta l'opera della nostra salvezza attuata dal Cristo: che i credenti ricevessero lo Spirito Santo". E' una icona trinitaria. Con la Pentecoste la SS. Trinità viene ad abitare nell'uomo: "In quel giorno voi saprete che io sono nel Padre e voi in me e io in voi" (Gv 14,20). La Pentecoste trasforma l'uomo da peccatore in santo. E' la festa della nascita della Chiesa, comunione tra gli uomini. Lo Spirito Santo riproduce sulla terra la rivelazione della comunione celeste delle Tre Persone divine. Il miracolo delle lingue nel primo discorso di San Pietro lo testimonia. Le lingue, che un tempo furono confuse, come ricorda l'episodio della torre di Babele, ora si uniscono nella conoscenza misteriosa della Trinità. La comunione ha una tale intensità che non si tratta più di conoscenza della lingua, bensì del parlare dello spirito allo spirito. Gli Apostoli seduti formano un arco. Tutti stanno sul medesimo piano e sono di uguale grandezza: E' l'armonia dell'unità, dono dello Spirito Santo. L'icona sottolinea il racconto degli Atti: "Apparvero loro lingue come di fuoco che si dividevano e si posarono su ciascuno di loro" (At 2,3). Ciascun Apostolo riceve una lingua di fuoco "personalmente". Lo Spirito Santo si dona in modo unico e personale a ciascuno. E' Lui che diversifica e rende ciascuno carismatico". L'icona mostra il collegio dei dodici Apostoli, segno delle dodici tribù d'Israele. Alla destra della Vergine c'è San Pietro e alla sinistra San Paolo che, per la vastità e importanza della sua opera di evangelizzazione, è incluso tra gli Apostoli. Ogni Apostolo tiene in mano un rotolo, simbolo della predicazione della Buona Notizia. Il personaggio vestito da re, nella parte inferiore dell'icona, è il Cosmo. E' circondato da un arco nero, segno che l'universo è prigioniero del principe di questo mondo e della morte. Il Cosmo tiene nelle sue mani un panno con dodici rotoli, simbolo della predicazione dei dodici Apostoli e della Chiesa. Nell'icona ci sono due livelli: in alto è già la "nuova creazione", operata dallo Spirito Santo alla quale aspira l'umanità; in basso lo Spirito Santo entra in azione con l'evangelizzazione per liberare e trasformare il Cosmo prigioniero della morte. Nella tradizione occidentale iconografica la Vergine appare al centro degli Apostoli. La sua presenza ricorda le parole degli Atti: "Tutti erano assidui e concordi nella preghiera, insieme con alcune donne e con Maria, la madre di Gesù" (At 1,14). Non era, infatti, possibile che Colei che aveva ricevuto lo Spirito Santo al momento della concezione non fosse presente alla discesa dello Spirito Santo sugli Apostoli. L'icona della Pentecoste mostra così anche il mistero della nascita spirituale dell'uomo.
- Mamma è vero che la Madonna che c'è nella nostra Chiesa l'ha dipinta Nonna Lucia?
- Oh,si! E' vero
- E come mai proprio lei?
- E' una storia lunga, è la storia della nostra Parrocchia, una storia di oltre trent'anni!
- Ce la racconti?
- Se avete pazienza, ecco.
Avevo nove anni quando ho visto per la prima volta questa Chiesa...
Poiché avevamo cambiato casa gli ultimi anni delle elementari li ho frequentati all'Ausonia, il caseggiato che ancora potete vedere a fianco del terreno Parrocchiale. Le finestre della mia quarta elementare davano proprio sul giardino,allora c'erano davvero poche piante, oggi dalle stesse finestre vedrei il vialetto che conduce all'ingresso delle nostre sale. Ricordo perfettamente come fosse ieri il mio insegnante di Religione! Aveva un forte accento romanesco, che nel tempo ho imparato a riconoscere da lontano e ad amare molto.
Era Padre Erminio Passi! Il sacerdote poco più che quarantenne della Parrocchia della Beata Vergine della Salute.
Ci era subito piaciuto, questo prete che andava in bicicletta. E ne faceva di chilometri!! Una persona schietta, simpatica, mai una parola offensiva. Per questo, ma no solo per questo, i miei genitori divennero suoi amici e noi, io e mie sorelle e mio fratello cominciammo anche il Catechismo, che allora faceva lui ad un gruppetto di ragazzini di diverse età, tutti insieme. La Parrocchia allora aveva solo la sagrestia e ricordo un piccolo salone dove la domenica Padre Passi faceva il Cineforum, e il campetto da basket sul retro. In un secondo momento il Cineforum si trasformò in un piccolo Teatrino, era bellissimo e divertente passare da dietro le quinte per ritornare poi giù. Padre Passi aveva costruito tutto con le sue mani, compresi gli arredi interni della Chiesa. Uno dei ricordi più belli che ho è l'odore della segatura, l'odore del legno lavorato. Si sentiva da lontano insieme ai rumori degli attrezzi di Padre Passi che lavorava senza sosta nella sua falegnameria! Era un ottimo falegname! Anche quella è stata trasformata in una sala esterna, e oggi, sono altri che lavorano in una diversa piccola falegnameria ricavata in un capanno alla fine del vialetto.
La facciata allora non era ancora terminata e si vedevano ancora i mattoni e il cemento. All'interno la Chiesa aveva ancora l'altare di marmo che poi venne sostituito dalla grande mensa di legno. Il tabernacolo stava all'interno della grande croce di ferro. esattamente al centro. C'erano i banchi di legno con le loro targhette coi nomi dei benefattori che li avevano donati alla Parrocchia. Lo studio di Padre Passi ricavato in una mansardina con una scala stretta e un po’ ripida, ai piedi della quale noi bambini aspettavamo che egli scendesse e ci portasse i lecca-lecca dopo la messa!
E c'era l'immagine della Vergine della Salute.
Una Madonnina dal viso un po’ triste e sbiadito che a padre Passi non piaceva tanto per questo vista l'amicizia e la confidenza che li legava, chiese a mia madre se avesse potuto fare un altra immagine più simile all'originale che è custodita nella Basilica della Madonna della Salute di Venezia. E così fu. Mia madre eseguì e regalò a Padre Passi l'icona che tutt’oggi viene venerata nella nostra Parrocchia.
Giovan Battista Salvi
Giovan Battista Salvi detto il Sassoferrato, nacque nell'omonimo paese delle Marche il 25 Agosto 1609 e morì a Roma l'8 Agosto 1685. Pittore Italiano esponente dello stile barocco, è spesso ricordato semplicemente col nome del suo paese di nascita. Il Sassoferrato impara nella bottega del padre Tarquinio Salvi. Il resto dell'educazione di Giovan Battista non è documentato eccetto il suo lavoro presso la bottega del bolognese Domenichino. Dimenticato per molti secoli e poco considerato già da vivo, ultimamente è stato rivalutato.
Poco sappiamo della sua vita, certamente possiamo dire che ebbe fruttuosi contatti con i Benedettini di Perugia e che a Roma realizzò varie opere per commissione della Principessa Pamphili di Rossano. Esistono più di trecento opere del Sassoferrato nei musei del mondo, inclusi i suoi disegni conservati nella collezione Reale del Castello di Windsor, in Inghilterra. Egli è stato giustamente chiamato "il Pittore delle Madonne". Realizzò, infatti, centinaia di tele dedicate alla Vergine, tra le quali ricordiamo la Vergine Orante detta Mater amabilis custodita oggi nella Chiesa di Santa Maria della Salute a Venezia. Definita la più secentesca del Sassoferrato, questa Mater amabilis di cui si contano copie a Madrid, Leningrado, Recanati, Perugia, Forlì, Corciano, etc.., mostra appunto un rimando al '400 Veneziano nel velo che le copre la fronte, confermando la tesi che data un viaggio del pittore a Venezia tra il 1643 e il 1670.
Abbiamo anche la notizia relativa al trasferimento a Macerata della tela con la Vergine della Salute nel 1666 eseguita in quegli anni nella città lagunare. Oggi venerata nella Chiesa di San Giorgio fu portata via da Venezia dall'Arciprete Ludovico Ferraioli. Possiamo dunque affermare che l'originale dell'icona venerata nella nostra Parrocchia non ritrae la Vergine della Salute ma la Mater Amabilis che però è custodita come affermato più sopra nella Chiesa della Madonna della Salute di Venezia. Fatta questa doverosa precisazione continuiamo la nostra storia. L'autrice invece della nostra Vergine della Salute è Lucia Porcu Sanna, una pittrice per passione. Assolutamente non professionista, con un notevole talento innato, direi di famiglia.
Essendo un appassionata di iconografia orientale, sapendo che i monaci prima di dipingere le Sacre immagini digiunavano e pregavano, allo stesso modo realizzò il dipinto. Su richiesta dell'allora Parroco padre Erminio Passi, Lucia Porcu Sanna eseguì intorno agli anni '76-'77 una copia della Mater Amabilis dandole un tocco personale rendendola unica. Esiste di quest'opera un’altra copia identica, ancora in possesso dell'autrice. E' un dipinto ad olio eseguito su cartone telato 40x50.
A cura di Paola Sanna
"C'è un tempo per ogni cosa sotto il sole" dice il profeta Qòelet...
"un tempo per piantare e un tempo per sradicare. Un tempo per demolire e un tempo per costruire".
Così è stato anche per noi che abbiamo vissuto molta della nostra vita sotto il manto della Vergine della Salute. La piccola "chiesa del Poetto" dedicata alla Madonna è piano piano cresciuta e da "chiesa per le vacanze" è diventata una delle Parrocchie più frequentate di Cagliari. Anche la sua struttura e architettura si è evoluta nel tempo adattandosi alle esigenze della Pastorale Si deve a Padre Gino Danovaro il primo restauro della Chiesa di San Bartolomeo e buona parte dei lavori del Santuario dedicato alla Madonna della Salute. Egli chiamò quella Chiesa come Vergine della Salute con l'immagine che riproduce quella dell' abbazia di S. Bartolomeo al Promontorio esistente a Genova presso la casa dei suoi genitori.
La Parrocchia, in quanto tale, è stata eretta il 1° Gennaio 1956 dall' allora vescovo di Cagliari Mons. Paolo Botto. E' stata riconosciuta civilmente il 18 Ottobre 1958 e affidata ai figli di Santa Maria Immacolata.
La Chiesa dedicata alla Vergine della Salute venne costruita dall'architetto Macrelli tra il 1963 e il 1971, sul lungomare della spiaggia del Poetto di Cagliari. Mi piace la mattina presto o il pomeriggio stare seduta lì, in silenzio, per pregare e inevitabilmente mi guardo intorno. Conosco a memoria ogni angolo, mi sento a casa. Se fate piano si sente anche la musica, sono le note dell'Armonium che Padre Passi suonava ascoltarlo era come respirare un po’ di Cielo. Se fate finta di stare seduti a fianco a me ve la descrivo. La caratteristica estetica più innovativa è la copertura. Una cupola piramidale protesa verso l'alto sulla quale svetta una croce di semplice foggia. Quest'elemento riprende, nella sua proiezione perpendicolare sulla pianta, il cuore della navata. L'interno è a pianta esagonale irregolare e presenta una navata unica, con al centro l'altare. La decorazione della facciata è eseguita a rilievo e realizzata in mattoni a vista, riprendendo i motivi geometrici dei tappeti Sardi, opera di Angelo Manca di Villahermosa.
La facciata presenta un portone in legno di forma trapezoidale, sormontata da una singolare struttura romboidale. Questo elemento è una rivisitazione moderna del rosone dell'architettura Romanica e Gotica. Il rilievo della forma è ripreso anche all'interno della struttura portando luminosità nell'edificio. Se l'esterno è rimasto fondamentalmente lo stesso, l'interno della Chiesa è stato a più riprese modificato. Una delle modifiche più sostanziali è stata come già detto in più punti la sostituzione dell'icona della Vergine. Oggi, quella prima icona, commissionata da Padre Gino Danovaro, è posizionata all'interno di una delle sale parrocchiali. La grande croce di ferro che stava dietro l'altare è stata arricchita di formelle di bronzo. Al centro la Vergine e agli estremi i simboli dei quattro evangelisti, anche queste realizzate da Manca di Villahermosa. L'altare in marmo in posizione centrale e da un lato la prima icona venerata, e dall'altro un ambone anch'esso in marmo.
Ai lati delle porte di ingresso laterali i due confessionali ormai in disuso da tempo. Anche noi li abbiamo usati veramente poco, Padre Passi ci confessava in sagrestia, più familiarmente.
Allo stato attuale la Parrocchia presenta un bel Presbiterio ligneo, sovrastato oltre la vetrata, dalla grande croce che prima fungeva da Tabernacolo. L'altare di marmo è stato sostituito da una grande mensa di legno posta esattamente al centro della Chiesa. Ai due lati dell'altare, in ferro battuto, stanno rispettivamente a sinistra la nuova e definitiva icona della Vergine della Salute e a destra il Santissimo, dell’artista Sardo Manca di Villahermosa. I banchi di legno disposti frontalmente a battaglione sono stati sostituiti da più numerose poltroncine di plastica nere, che circondano l'altare su tre lati. Tra il Presbiterio e la Mensa Eucaristica è posizionato un grande e alto ambone di legno sul quale davanti e ai lati sono state sistemate le cinque formelle che in origine stavano nella Croce. Altro elemento che era stato aggiunto, è il grande lampadario a forma di stella a 6 punte posto esattamente sopra la mensa. La croce astile, opera di D’Aspro, che stava a fianco all' altare è ora vicino all'ambone, di ferro battuto nero, un po’ tetro faceva un po’ paura ai più piccoli.. Di gran lunga preferivamo quello di legno che stava, e ancora è lì, in sagrestia.
Era il Crocifisso che ci guardava quando facevamo la nostra prima Confessione. Ai lati delle pareti della navata, anch’esse di D’Aspro, ci sono le stazioni della Via Crucis. Ma a noi piaceva di più farla all'esterno! Uno degli elementi più belli sono sicuramente le vetrate colorate, che avevano sostituito i semplici vetri bianchi, e che furono realizzate dalla Laborvetro su suggerimento di Padre Passi che aveva chiesto consiglio per la loro realizzazione al fratello che lavorava come intagliatore nella vetreria laziale “Sciarra”. I vetri legati a piombo le danno un’importante aria da "Cattedrale". Di lato alla chiesa, c'era il terreno un po’ incolto dove i bambini correvano e giocavano.. oggi è un grazioso giardino, ma non è cambiato nulla i bambini corrono, giocano esattamente come allora, solo che sono molti, molti di più! Anche il piazzale davanti al sagrato era quasi un campo! Ci sembrava enorme, a perdita d'occhio. Anche qui i piccoli approfittavano dello spazio aperto per sgranchirsi un po’ dopo la messa.
Mi riempie il cuore di gratitudine nel vedere oggi i miei figli, i miei nipoti, i figli di amici e fratelli di comunità che fanno la stessa cosa. E' passato tanto tempo ma siamo sempre qui! E' talmente nostra questa Chiesa che anche quando gli eventi ci porterebbero per comodità, magari, ad andare a Messa da un altra parte no, non si può stare lontani da “casa”! All'interno è ora presente una spaziosa sagrestia, che ha preso il posto di quella piccolissima col tendone di velluto rosso. Numerose e ampie sale usate per le diverse esigenze pastorali e per le liturgie del Camino Neocatecumenale, realtà attivamente presente nella Parrocchia. Quello che un tempo era la sala del cineforum prima, e del teatrino poi, è diventata una delle prime sale usate per le liturgie quando nella parrocchia si è aperto il Cammino Neocatecumenale nel 1980. La famosa "sala gialla" col dipinto dell'Annunciazione dai colori un po’ accesi, è ora parte integrante dell'ingresso e del corridoio che da alle sale nuove. E il dipinto è stato spostato in una sala interna. A volte è difficile ricordarsi com'era strutturata la Chiesa, ma capita spesso chiacchierando con altri "veterani" di rivivere quel periodo è importante non perderne memoria. Sono stati quest'anno inaugurati i nuovi lavori di ristrutturazione della Chiesa.
A cura di Paola Sanna
Sono ormai almeno tre le generazioni di famiglie e parrocchiani che si sono susseguite durante questi quasi quarant'anni che frequento la Parrocchia del Poetto.
E sicuramente di tutto ciò non possiamo che ringraziare la dedizione amorevole dei nostri frati.
I Figli di Santa Maria Immacolata (FSMI), sono un istituto religioso maschile di diritto Pontificio. La Congregazione trae origine da una pia unione di tre giovani devoti all'Immacolata, fondata a Genova il 16 Dicembre 1861 dal sacerdote Giuseppe Frassinetti (1804 -1868). Frassinetti era priore di Santa Sabina. Il 14 Gennaio 1866 iniziarono a condurre vita comune e accolsero nella loro casa dei giovani aspiranti al sacerdozio privi dei mezzi economici per mantenersi agli studi. Il 2 Gennaio 1868 Giuseppe Frassinetti muore santamente, lasciando in eredità la direzione della casa al diacono Antonio Piccardo. La fraternità ricevette nuovo impulso da Piccardo e i Figli di Santa Maria Immacolata si costituirono in congregazione l'8 Dicembre 1903. Ricevette l'approvazione definitiva dalla Santa Sede il 17 Giugno 1931.
I religiosi della congregazione si dedicano all'educazione della gioventù ed alla promozione delle vocazioni religiose. Oltre che in Italia, sono presenti in Argentina, Cile, Filippine, Polonia, Messico. La sede generalizia è a Roma. Al 31 Dicembre 2005 contavano 26 case e 125 membri, 90 dei quali, sacerdoti. Nella nostra Parrocchia si sono succeduti diversi parroci e numerosi viceparroci, proviamo a fare una sintetica cronologia. E' indubbio che la storia della nostra Parrocchia l'abbia certamente fatta Padre Erminio Passi. Nato a Roma il 29 Gennaio 1931, fu ordinato sacerdote nella Capitale il 17 Dicembre 1955. E' stato parroco al Poetto dal 1969 al 30 Settembre 2009.
Oggi Padre Passi è parroco emerito a vita della Vergine della Salute. Quarant'anni di vita, di storia, di gratitudine, di devozione profonda alla Madonna, che oggi si rivela con tanta tenerezza quando, mentre celebra, a solo nominarLa si commuove.
Riporto qui alcuni stralci di una recente chiacchierata avuta con lui, dove ricorda la sua esperienza di come cominciò il Cammino nella Parrocchia:
“Il Cammino è nato dall’incontro con questi missionari sono venuti questi catechisti itineranti che io non conoscevo neppure. Ho cominciato a fare qualche domanda ma loro erano un po’ restii. Allora ho fatto la faccia severa e ho detto: «state a sentire, se voi mi portate della merce e io devo comprarla, devo assaggiare la merce, se è buona o non è buona».
E’ stato così, parola più, parola meno, in maniera un po’ rozzetta il primo incontro. Quando son tornati mi hanno spiegato come stavano le cose, e l’hanno fatto in maniera molto bella, molto buona, molto giusta. E ho visto che dovevo per forza fidarmi! Perché mi hanno parlato in una maniera molto saggia, molto fine e sentivo che c’era qualcosa di nuovo, di stimolante. Ho pregato molto per questo il Buon Dio, ho domandato alla Madonna, ci ho pregato su, non ci ho dormito. C’è stata qualche piccola incertezza all’inizio, ma poi ho decisi, mi butto!
E quando ho sentito le prime catechesi sono rimasto a bocca aperta, io che pensavo di essere un predicatore! Queste riflessioni un po’ così “terra terra”, grossolane, sono quelle che mi hanno fatto accettare il Cammino. Ho visto questa cosa molto bella per me, che giorno dopo giorno era sempre nuova. Ringrazio il Buon Dio e la Madonnina, che ho pregato tanto, perché avevo paura di fare un macello! Nella vita bisogna rischiare! E io ho voluto rischiare!
A cura di Paola Sanna
Il concetto di bellezza nella Grecia antica è strettamente legata all’armonia e alla proporzione. Ciò che è proporzionato e armonico, è bello. L’arte ha dettato nel corso dei secoli, canoni e concetti sulla bellezza e sull’estetica, trasformandosi con l’uomo e dall’uomo trasformata. Siamo passati dalla totale ricerca della mimesi della natura dei padri del Rinascimento, ad un abbandonare questa necessità per passare ad un livello ben diverso.
L’antica concezione di proporzione viene sconvolta e si pone come obiettivo quello di ricercare “la bellezza che salverà il mondo”. Questo è ciò che si propone di fare la Nuova Estetica. Giovanni Paolo II nella sua “ Lettera agli Artisti” del 4 aprile del 1999, citando Dostojevski, scrive:“E’ stato detto con profonda intuizione che la bellezza salverà il mondo. Quale bellezza salverà il mondo? E’ Cristo la bellezza che salverà il mondo!” Alla luce del rinnovamento del Concilio, si va sviluppando anche un rinnovamento artistico che si propone di creare nuovi spazi architettonici e il recupero dell’icona nell’arte occidentale.
Il rinnovamento dell’estetica nell’architettura della Chiesa, va di pari passo con il rinnovamento della fede.
I canoni della nuova estetica si possono riassumere in:
- Ubicazione assiale e Cristocentrica dell’altare;
- Disposizione dell’assemblea in “ordine circolare”;
- Il banchetto Eucaristico come memoriale del Sacrificio della Resurrezione pasquale di Cristo, secondo i principi della riforma liturgica avviata da San Pio X;
- Utilizzo di nuovi materiali propri della nuova società urbana e industriale come l’acciaio e il cemento;
- Funzionalismo urbanistico e razionalismo architettonico della Bauhaus.
Esponente della Nuova Estetica odierna è Francisco “Kiko” Josè Gomes de Arguello y Wirtz, nato a Leon il 9 Gennaio 1939, pittore spagnolo iniziatore insieme a Carmen Hernandez e Padre Mario Pezzi del Cammino Neocatecumenale. Studia all’Accademia di Belle Arti di S.Fernando di Madrid, consegue il titolo di professore di pittura e disegno. Nel 1959 ottiene a Madrid un Premio Nazionale Straordinario di Pittura. In seguito attraverserà una profonda crisi esistenziale che lo porterà ad una seria conversione. Kiko sente profondamente una chiamata a dedicare la sua vita a Gesù Cristo e alla Chiesa.
Visitando l’Europa entra in contatto con il rinnovamento liturgico. Convinto che Cristo è presente soprattutto nella sofferenza dei lontani, degli ultimi della terra, e seguendo le orme di Charles de Foucauld, nel 1964 va a vivere tra i più poveri in una baracca di Palomeras Altas, all’estrema periferia di Madrid. Nasce così la prima comunità tra i poveri formata da gitani analfabeti, vagabondi, ex carcerati, ladri, prostitute. Kiko Arguello ha ripreso l’attività pittorica,dopo averla abbandonata, per porla a servizio della Nuova Evangelizzazione. La sua opera è essenzialmente di arte sacra e spesso si richiama a modelli protocristiani o bizantini sapientemente integrati con elementi dell’arte contemporanea occidentale con un gusto coloristico simile a quello dei fouves espressionisti.
La Nuova Estetica, in cui le sue opere si inseriscono, si fa presente nell’attenzione per la bellezza estetica degli ambienti liturgici e comunitari (Chiese, sale parrocchiali, seminari..), curati nei minimi particolari che sono secondo la visione di Kiko un servizio di amore che l’Arte compie per i lontani, gli ultimi, i più poveri. Si trova un riscontro nelle sue opere dove secondo la tradizione iconografica la prospettiva è capovolta affinché l’osservatore si trovi ad essere testimone e partecipe dei misteri cristiani nelle opere rappresentati. Alcune delle opere di Kiko sono presso la Parrocchia dei Santi Martiri Canadesi a Roma, la Cattedrale dell’Almudena a Madrid, la Parrocchia di S. Bartolomeo in Tuto a Scandicci (FI), la Parrocchia di S. Francesca Cabrini a Roma, la Parrocchia della Santissima Trinità a Piacenza, la Parrocchia di S. Giovanni Battista a Perugia, la Parrocchia di S. Massimiliano Kolbe a Roma e inoltre nella Domus Galileae a Gerusalemme.
La nostra Parrocchia sarà la prossima espressione di quest’Arte. Il Parroco della Beata Vergine della Salute è Padre Enrico Spano, nato a Cagliari il 23 Aprile 1968, è stato ordinato sacerdote il 7 Dicembre 1995 nella medesima parrocchia. La sua vocazione nasce proprio dentro il Cammino Neocatecumenale. La gratitudine che abbiamo a questo Cammino che ha salvato e rinnovato la vita di molti di noi, si concretizza nella disponibilità di Padre Enrico di trasformare il “vecchio” Tempio, per il quale sicuramente alcuni potrebbero provare nostalgia, nel “nuovo” Tempio immagine del Nuovo per eccellenza : Cristo Risorto dalla morte!
Il passato è passato, il futuro non ci appartiene, diceva Madre Teresa di Calcutta, stiamo dunque nel presente. E per noi il presente, l’oggi, è entrare nella Benedizione, nel “dire bene di Dio” per l’opera che ha compiuto nella nostra vita, nei nostri matrimoni, nella sofferenza, nelle tribolazioni. E la fedeltà di quest’opera la vediamo e la tocchiamo con mano nei nostri figli e nipoti.
“Ecco io faccio nuove tutte le cose!” (Ap.21,5)
Anche noi aspettiamo “cose” nuove, perché sappiamo che sempre il Signore ci stupisce con le sue meraviglie!
Anche la nostra “Chiesa nuova” sarà “una meraviglia ai nostri occhi”! (Sal.117).
Ecco … è questa la storia della nostra Parrocchia.
A cura di Paola Sanna
PARROCO:
Padre Enrico
VICARIO PAROCCHIALE:
Padre Isidro Jr. Gutierrez
PARROCO EMERITO:
Padre Erminio Passi
DIACONI:
Don Paolo Cossu
Don Alberto Lostia di Santa Lucia
Don Vincenzo Alfonso
COLLABORATORI:
Mons. Pietro Monni
Don Nino Zuncheddu
Don Francesco Farris
Padre Mariano Asuni
Don Sergio Siddi
Don Tonio Carta
Don Marcello Lanero
Padre Giovanni Atzori
Padre Marco
LA SANTA SEDE: http://w2.vatican.va/content/vatican/it.html
CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA: http://www.chiesacattolica.it/
FIGLI DI SANTA MARIA IMMACOLATA: http://www.figlidimariaimmacolata.com/
MOVIMENTO GIOVANILE: http://www.movimentogiovanile.com/
CHIESA DI CAGLIARI: http://www.chiesadicagliari.it/
CAMMINO NEOCATECUMENALE: http://www.camminoneocatecumenale.it/
SANTI BEATI E TESTIMONI: http://www.santiebeati.it/
MARANATHA: http://www.maranatha.it/
DAVIDE.IT: http://www.davide.it/
CITIZENGO: http://www.citizengo.org/it
RADIO VATICANA: http://www.radiovaticana.va/